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Tassi BCE al minimo: cosa vuol dire per il Forex

Tassi Bce al minimo e forexIl 5 giugno è stata una giornata storica per il forex. Mario Draghi, presidente della Bce, ha annunciato il nuovo corso di politica monetaria.

Una politica monetaria chiaramente espansiva – ma con dei limiti – che ha minacciato fin da subito interessanti ripercussioni sul fronte del forex.

Gli analisti hanno speso fiumi di parole nei mesi scorsi per descrivere l’impatto valutario dell’eventuale cambio di passo. Ora quel cambio di passo è arrivato. Le attese sono state deluse? Di seguito, una breve descrizione degli effetti delle “riforme draghiane” e una panoramica sul futuro.

La “quasi” rivoluzione di Draghi

La novità che è balzata subito all’occhio è il taglio dei tassi di riferimento. Lo strumento del “taglio” è ampiamente utilizzato dalle banche centrali. Qui, la particolarità è rappresentata da un record storico. Mai la Bce aveva stabilito dei tassi così bassi, ossia allo 0,10%.

Una mossa, questa, realizzata nella speranza di ampliare la massa monetaria in circolo nel sistema reale. Certo, a questo fine sarebbe stato utile mettere in campo una politica di Quantitative Easing (volgarmente, la stampa di moneta) ma evidentemente questo tema è ancora un tabù per l’Unione Europea.

Da questo punto di vista, Mario Draghi ha deluso. Va ritenuto importante, infine, anche il taglio dei tassi overnight. Grazie al presidente della Bce, ora sono negativi.

Taglio dei tassi e forex

Come ha reagito il forex di fronte a queste riforme? Ci si aspettava – e anzi era proprio questo l’obiettivo – un percorso di indebolimento per quanto riguardo l’euro. E, in effetti, fin dalle prime ore era parso chiaro che il risultato finale sarebbe stato raggiunto. Poi, qualcosa è andato storto.

Il 5 giugno, sulla scorta dell’annuncio di Draghi, il rapporto Eur/Usd ha subito una poderosa spinta al ribasso, fino a toccare il minimo a tre mesi di 1,35399. Il mercato ha però reagito quasi subito, portando l’euro-dollaro a valori decisamente più alti.

Cos’è accaduto? Le ipotesi sono due.

Il mercato aveva già incorporato nei mesi precedenti le riforme di Draghi. Quando queste sono state annunciate, non hanno stupito più di tanto gli investitori: il loro contenuto era già noto o comunque considerato prevedebile.

Il mercato è rimasto deluso dall’assenza del Quantitative Easing (unico punto di divergenza tra le previsioni e l’annuncio reale). Evidentemente, le riforme di Draghi sono state considerate troppo morbide e non in grado di innescare un percorso di indebolimento per la moneta unica.

Quali sono le prospettive per il futuro? L’euro non dovrebbe offrire colpi di coda. L’unica speranza in questo senso è un rafforzamento del dollaro, cosa che non appare scontata nonostante il miglioramento dei parametri statunitensi.

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