Il denaro rappresenta un problema per tutti noi comuni mortali, ma è un “affare grosso” soprattutto ai piani alti, anche se in gergo tecnico viene chiamato “liquidità”. Chi controlla liquidità e quindi il nostro denaro? La risposta, almeno per ciò che concerne il nostro continente, è semplice: la Banca Centrale Europea.
Come opera la Bce
La Bce ha essenzialmente due scopi. Il primo è quello di controllare l’inflazione. Per controllare l’inflazione occorre monitorare e gestire la quantità di moneta presente nel sistema economico. Ossia, più volgarmente, decidere quanto denaro debba essere utilizzato complessivamente da tutti i soggetti economici.
Per farlo, la Banca Centrale Europea può fare due cose. La prima è regolare la quantità di deposito obbligatorio delle banche, ossia quella che sono costrette a “tenere in pancia” e che non possono prestare. Sicché, se la Bce aumenta il deposito, riduce la quantità di moneta in circolo e abbassa l’inflazione. Viceversa, se diminuisce i depositi, aumenta la quantità di moneta in circolo e aumenta l’inflazione.
La seconda “cosa” che la Bce può fare per controllare l’inflazione è intervenire sui tassi di riferimento. Per tassi di riferimento si intende l’interesse al quale la Bce presta denaro alle banche commerciali. E’ intuitivo: se i tassi di riferimento aumentano, aumenta l’interesse, le banche chiedono meno soldi e queste prestano meno soldi ai vari soggetti economici.
Il problema della disomogeneità
Il secondo obiettivo della Bce è quello di vigilare sul sistema bancario. In teoria, nulla di strano: è normale che una banca centrale possa (e debba) controllare “i pesci più piccoli”. La pratica però è tutta un’altra cosa perché, semplicemente, l’Unione Europea non ha un sistema bancario.
Il problema è a monte: l’Ue è sostanzialmente una una unione monetaria e manca di omogeneità in quasi tutti gli altri campi.